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L'ASCENDENZA

(L'insegnamento nel mondo e negli anni)

Mr. Jean-Claude Lubtchansky

(1930-2020)

Presidente della Fondazione Gurdjieff Francese e responsabile della trasmissione del Lavoro nel mondo fra gli anni 2001-2020 – Ogni estate ha condotto seminari internazionali a cui hanno partecipato gli allievi di tutti gli stati del mondo.
Regista autorevole francese di innumerevoli opere, soprattutto dedicate alla sua instancabile ri-cerca interiore ed alla trasmissione diretta dell’insegnamento.
Filmografia:
 Incontri con uomini straordinari – un film sulla vita di Mr. Georges Ivanovitch Gurdjieff di Peter Brook e Jean-Claude Lubtchansky

 Il senso del sacro – film sui movimenti di George Ivanovitch Gurdjieff – di Jean-Cloude Lub-tchansky e Mad.me Jeanne De Salzmann

 1 Georges Ivanovitch Gurdjieff – (Les Chercheurs de Veritè – The Seekers of Truth -1-) Prima serie di tre films dedicati al Lavoro di G.I. Gurdjieff – Documento a cura di Jean-Claude Lubtchansky

 2 L’influence d’un Maître – (Les Chercheurs de Veritè – The Seekers of Truth -2-) Seconda serie di tre films dedicati al Lavoro di G.I. Gurdjieff – Documento a cura di Jean-Claude Lubtchansky

 3 Un Travail Vivant – (Les Chercheurs de Veritè – The Seekers of Truth -3- ) Terza serie della Trilogia dedicata al Lavoro di G.I. Gurdjieff – Documento a cura di Jean-Claude Lubtchansky

 Il Signore delle mosche – Regista: Peter Brook – Jean-Claude Lubtchansky 1963

 

Di Jean-Claude: …

“La possibilità di Lavorare è una capacità subconscia.”

“Da soli non si può fare nulla, l’unica possibilità è ricevere una influenza dall’Alto.”

“Bisogna imparare a connettersi a Queste Influenze.”

“Cerchiamo di parlare di ciò che sentiamo insieme, non di noi stessi!”

“Restare immobili, di fronte al rifiuto.”

“Essere avvelenato dal Lavoro è una cosa buona!”

“Se non ci sono guerrieri, non si può fare la guerra”

“Il corpo è la nostra possibilità di libertà ma anche la nostra prigione”

 

Mr. Peter Brook

(1925 – 2022)

Peter Stephen Paul Brook è stato un regista britannico.

Peter Stephen Paul Brook nacque a Londra Chiswick nel 1925. Il padre, Simon Brook, nato in Lettonia da una famiglia di piccoli negozianti, emigrò giovanissimo, nel 1907, a Parigi per motivi politici, seguito dalla ragazza che sarebbe diventata di lì a poco sua moglie, Ida Janson. Entrambi si laurearono in Scienze alla Sorbona di Parigi. Si trasferirono a Liegi e poi a Londra dove iniziarono a lavorare per l’industria bellica. Presero la cittadinanza inglese, e l’originale cognome Bryk, già trasformato in Francia in Brouck, divenne definitivamente Brook.

Passò la sua infanzia con i genitori e il fratello maggiore Alexis, in un clima familiare abituato a una mentalità liberale e scientifica, ricco di interessi culturali, tanto che si avvicinò ben presto alla letteratura, al teatro e al cinema. Grazie alla passione del padre per i viaggi, il giovane Brook poté conoscere le principali capitali europee. Studiò al Gresham’s School ed alla Università di Oxford, dove si laureò, ma e il suo incontro col teatro fu casuale.

Dopo essersi affermato in Gran Bretagna, divenne noto al resto dell’Europa grazie al tour del Tito Andronico nel 1955. 

Il suo interesse per Shakespeare fu notevole: Brook è ancora oggi unanimemente annoverato tra i maggiori interpreti (per mezzo delle sue regìe) del drammaturgo inglese. Mise in scena con successo anche le (cosiddette) opere minori di Shakespeare. Il suo interesse però non sarà volto solo al teatro elisabettiano, ma anche ai maggiori autori contemporanei. 

Ebbe modo di lavorare con John Gielgud e Paul Scofield, due dei più grandi attori teatrali britannici.

Mr. Peter Brook è stato con Jean-Claude il responsabile del Lavoro di G. nel mondo.

Brook è morto 97enne nel 2022 a Parigi.

Mr. Gilbert Levesque

In costruzione

Mr. William Segal

In costruzione

Mad.me Marthe de Gaigneron

(1912-2016 età 104 anni – 

Molto giovane, Marthe è stata profondamente toccata dal suo incontro con il signor Gurdjieff. Non ha avuto un attimo di dubbio, ha capito che la sua esistenza sulla terra aveva un senso, si è impegnata pienamente nel Lavoro.
Marthe dirà che senza la testimonianza illuminante che ha reso Madame de Salzmann non avrebbe mai capito il signor Gurdjieff.
In lei, a poco a poco, si è aperto un grande ventaglio di possibilità. Ciò coinvolgeva tutti i suoi talenti e lei ne aveva molti. Prima si è unita alle classi dei Movimenti, dei gruppi, poi alle attività quotidiane e la decorazione. Andava a Londra ogni quindici giorni dove lei guidava un gruppo, che è continuato quando non poteva più andare regolarmente.


Ha organizzato viaggi in Giappone e ha studiato Bunraku, con un piccolo gruppo. Nacquero i burattini, con i loro costumi e i loro manipolatori, in armonia con la musica e la narrazione. A vederli, un maestro giapponese riconobbe il rispetto per la tradizione e, allo stesso tempo, l’espres-sione del lavoro creativo personale.


Nelle classi di Movimenti, nei gruppi, nei suoi scritti, si esprimeva sempre con numero minimo di parole, rendendo il discorso semplice, diretto e luminoso. Instancabilmente ha sviluppato tutto con i suoi allievi. Lei era veloce, perfezionista, a volte la sua impazienza suscitava reazioni da parte degli altri, anch’essi impegnati a servire i bisogni del Lavoro. Ma non è mai stato grave. Tutti riconoscevano il potere della sua devozione.


Quando il suo stato di salute la costrinse a lasciare il suo piccolo appartamento, trascorse i suoi ultimi anni nel silenzio e nell’immobilità, da lei si emanava una tale qualità che i suoi visitatori, seduti al suo capezzale, sentivano una pace liberatoria, indimenticabile, ogni volta rinnovata. Mar-the de Gaigneron era completamente abitata dal Lavoro, e il Lavoro emanava attraverso di lei.)
Questi brani di un testo di Marthe ci aprono alla sua comprensione luminosa della pratica e del senso dei Movimenti:


dal Quaderno 1° “Institut G. I. Gurdjieff Parigi”


Estratto da “Danses sacrèes” di Georges Ivanovitch Gurdjieff, Les Dossiers H, 1992 di Mad.me Marthe de Gaigneron


“L’uomo non ha alcun potere reale sui suoi movimenti. Nonostante tutte le prestazioni che può ottenere sia sul piano fisico che intellettuale, l’uomo, infatti, rimane sensibile e influenzato solo da un lato della sua natura, a scapito dell’altro, più essenziale.
Rimane nell’ignoranza di un’energia originaria – anche se a volte ci si avvicina per intuito – e rimane bloccato in una sorta di matrice formale, senza potersi sottrarre a un inestricabile relazione tra il movimento automatico della mente e la funzione automatizzata della sua personalità.
La forza vitale imprigionata in questo labirinto non può avere un ruolo guida in questo corpo non disponibile. Essa alimenta una macchina. Nel corso ordinario della vita, non è possibile per l’uomo vedere fino a che punto è prigioniero dei suoi automatismi.

Sono necessarie condizioni molto speciali perché li riconosca e che si elevi in lui un’altra qualità di attenzione e di coscienza di se stesso.


La pratica dei Movimenti come li ha concepiti Gurdjieff risponde proprio a questa necessità.
Questa disciplina permette di sperimentare attraverso il corpo in movimento tutti i suoi meccanismi funzionali e soprattutto risvegliare le capacità latenti corrispondenti a un lato inesplorato della nostra natura.


In queste condizioni, la pratica dei movimenti può essere apprezzata nel suo giusto valore tanto nella sua precisione che nei suoi effetti.


Gli esercizi di danza, i Movimenti, mirano a trovare, nell’equilibrio del corpo e un nuovo ordine del suo funzionamento, una presenza dell’essere nella sua manifestazione. Un preludio alla coscienza di sé nel cuore stesso della vita, questo primo passo permetterà di accedere ad una reale qualità di manifestazione: queste Danze diventano allora sacre nel loro contenuto interiore come nella loro espressione.


Per seguire questo percorso, occorre fare un grande e duro lavoro di scuola, diventare un allievo tra gli altri, un semplice numero di fila, ma con il sostegno straordinario di una ricerca comune.
Vivendo in una sorta di microcosmo, ciascun partecipante, sottomettendosi integralmente alle indicazioni di colui che insegna, si sente responsabile tanto dell’ambiente in cui si evolve quanto di se stesso.


Impegnandosi in questa disciplina, siamo prima colpiti dall’impressione simultanea di vincolo e libertà.


Scopriamo una nuova vita, in un corpo trattenuto fino ad oggi da tutta un’educazione fatta di abitudini motrici, psicologiche e altre, che si libera e si apre a un mondo di impressioni ed esperienze sconosciute, ma comporta una costante richiesta di attenzione al corpo. Un confronto spietato di fronte a questi esercizi e danze, e soprattutto di fronte all’incapacità di “conformarsi al modello”, spesso provoca un vero choc.


Ciò che si esercita non è mai stato esercitato in questo modo: è un nuovo alfabeto per decifrare un nuovo linguaggio, un modo diretto di conoscenza che permette di far sentire al corpo la sua meccanicità e di prepararlo allo stesso tempo a ricevere altre correnti di energia a cui non può ancora accedere.


Questi atteggiamenti si scontreranno con tutta una serie di reazioni automatiche profondamente radicate.


Attraverso fasi successive, l’allievo potrà rendersi conto fino a che punto è schiavo di un meccanismo dove il pensiero associativo prende tutte le iniziative a danno dell’intero essere, e a danno della sua essenza.


Ma qual è l’essere intero? Il corpo è lo strumento potenziale di tutte le energie del creato, ciò dà tutta una nuova dimensione a questa ricerca e la maggior parte alla spiritualità?…


Abbiamo dimenticato che il significato di un’energia più alta è naturale per l’uomo?


È proprio in questa prospettiva di apertura al sacro che siamo in grado di comprendere le danze portate da G. I. Gurdjieff. È questa apertura stessa che libererà l’uomo da tutta la sua meccanicità permettendogli di scoprire il lato essenziale della sua natura. Solo l’abbandono di tutte le tensioni, in un lasciar fare, rende il corpo disponibile perché si lasci agire e si apra ad un’altra attrazione. E forse, allora, possiamo avvicinarci all’esperienza fondamentale di attenzione emanata da una fonte che va oltre le funzioni ordinarie e che significa che l’uomo è ben al di là di tutto ciò che ha conosciuto fino ad oggi.

La danza assume quindi un significato completamente nuovo; l’uomo stesso diventa lo stru-mento di un’energia universale contenuta per un momento in un corpo per tutta un’altra gloria… Riconoscendo il corpo come ricettacolo e trasformatore di tutte le energie che lo attraversano, cercando l’equilibrio, lo sviluppo e il perfezionamento della sua stessa sostanza, G. I. Gurdjieff ha fatto di questa scienza del movimento una delle basi del suo Insegnamento.

Mr. Henri Thomasson

(1910 – 1996) 

Allievo di G.I. Gurdjieff, scoprì il suo insegnamento grazie a Mad.me Henriette Lannes, che a partire dal 1947 lo introdusse all’interno dei gruppi guidati a Parigi dalla signora Jeanne de Salzmann. I due anni trascorsi a fianco di Gurdjieff, trasformarono la sua vita, che a partire da quel momento, egli consacrò allo studio e alla pratica delle idee legate al “Lavoro”, il particolare insegnamento trasmesso dal Maestro ai propri allievi.

Fu esponente di primo piano dell’Istituto Gurdjieff e fu tra i responsabili dei Gruppi di Lione, su incarico dello stesso Gurdjieff.

Scrisse numerosi libri sul Lavoro, alcuni dei quali sono stati tradotti in Italiano e pubblicati negli anni Novanta dalla Casa editrice L’Ottava, fondata da Franco Battiato…

 ... segue in " LE OPERE di Mr. Thomasson "

Mad.me Henriette Lannes

(1899 – Parigi 1980 – 

Allieva di G. I. Gurdjieff, entrò in contatto con il suo insegnamento a seguito dell’incontro con Mad.me Jeanne de Salzmann avvenuto nel 1938. Su incarico dello stesso Gurdjieff, ebbe il compito di trasmettere il suo insegnamento a Londra, attraverso la Gurdjieff Society, e a Lione, dove è stata la responsabile dei gruppi della scuola conosciuta come Gurdjieff Foundation, organizzazione che trasmette in tutto il mondo il diretto insegnamento di G. I. Gurdjieff.


Nei primi anni settanta è lei ad incaricare Henri Thomasson di costituire i primi gruppi in Italia sul Lavoro di Gurdjieff.


Il suo impegno nella vita sociale è stato corrispondente al suo modo interiore di essere. Prima e durante la seconda guerra mondiale ha sostenuto, senza esitare e a rischio della propria vita, molte vittime dei regimi totalitari. È per questo che nel 1985 a Parigi le è stata conferita alla memoria la “Médaille des Justes”.)


dal libro Ritorno al presente percorso di Henriette Lannes
Noi viviamo la maggior parte del tempo in uno stato di identificazione sia con noi stessi che con l’ambiente circostante. Questa identificazione è il più grande ostacolo all’esperienza del ricordo di sé. Quando sentiamo il bisogno reale di ritornare a noi stessi, un legame può formarsi tra il ricordo e il nostro ostacolo. Nel profondo della nostra esperienza, cresce un’emozione nuova. Questa emo-zione è vivente. Colui che si dà a questa esperienza realizza la possibilità di essere presente ai due aspetti: da una parte il me identificato e dall’altra il sentimento di una realtà più grande.


Generalmente, pensiamo che cambiare voglia dire: diventare forti. Per quanto ci riguarda, elimi-niamo subito un possibile malinteso. Non lavoriamo per cambiare, ma per conoscerci. In effetti, non si tratta di cambiare qualcosa in noi perché lo consideriamo “bene” o “male”. Questo giudizio non ha alcun valore.

Ogni cambiamento interiore di atteggiamento è conseguenza della lotta fra due forze opposte. Questo incontro richiede la nostra attenzione. È un atto fondamentale del lavoro del Signor Gurdjieff. Se non è possibile, allora niente può realmente cambiare. In noi, ogni pensiero passivo, meccanico, ogni sentimento ordinario si allea contro il raccogliersi di questa attenzione.

Mr. Michel de Salzmann

(1923-2001) 

Allievo di G. I. Gurdjieff,

Dottore in medicina, è stato psichiatra a Parigi. Oltre al suo lavoro in psicoterapia individuale, ha guidato gruppi di ricerca per lo sviluppo interiore in Francia, Svizzera, Paesi Bassi e occasionalmente negli Stati Uniti. Nell’ultima parte della sua vita è stata la guida di riferimento mondiale e anche dei gruppi italiani. Ogni estate ha condotto seminari internazionali. Ha viaggiato in tutta l’Asia e il Medio Oriente per studiare in prima persona gli insegnamenti tradizionali.


Il dottor Michel de Salzmann è stato allievo diretto di GI Gurdjieff e ha avuto un ruolo molto attivo nella trasmissione del suo insegnamento fino alla sua morte nel 2001. Il suo interesse per la scienza, la filosofia e il pensiero esoterico lo porta a studiare vari insegnamenti tradizionali, alla fonte. Questi convegni mirano a condividere una riflessione e a individuare i dati di un tema cru-ciale: quello dell’uomo alla ricerca di un senso.)


da suoi scritti e dai sui libri:


 Le défi de l’homme, éternel et toujours renouvelé


 The Next Attention: Gurdjieff Work with Michel de Salzmann


 Suivi de Voir : une source infinie de liberté intérieure testo


Estratti dalla Conferenza – Harmonia Mundi 6 ottobre 1989 a Newport Beach, Calf. –


… Gli scienziati oggi a volte descrivono dove siamo, come se fossimo davanti a un doppio mistero: l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo. In mezzo a questi, c’è l’uomo, il terzo mistero, con un cervello di infinita complessità.
Questa immagine, forse, manca dell’elemento di invito all’esperienza diretta, e preferirei dire che siamo tra due misteri: il mondo esterno e il mondo interiore, e per essere aperti a entrambi questi mondi, l’uomo deve conoscersi, conoscersi totalmente.


Fermarsi, cioè interrogarsi veramente, raggiungere una mente contemplativa, sembra impor-tante sia per la scienza che la religione.
La scienza riconosce certi tipi di interazioni fondamentali, sono state identificate quattro forze fondamentali, e lo scopo ultimo della scienza è quello di arrivare a una teoria unificata, che ci per-metterebbe di vedere tutti i fenomeni dell’universo all’interno di una prospettiva integrata.
Evidentemente la religione, nel senso più ampio e non ristretto, indica la stessa direzione, cioè, verso l’integrità o unità, verso il vedere l’unità in mezzo alla diversità…


… Sempre di più, in tutto il mondo, si sente il bisogno del riunirsi dei due mondi della scienza e della religione, rendendosi conto però che ognuno si avvicina alla vita da un punto di vista diverso.
Uno, basato su una straordinaria proliferazione di conoscenze legate unicamente alla mente o l’attività del cervello, sembra condurci verso una complessità crescente; guidandoci verso l’esterno, soprattutto verso l’esterno da noi stessi.
L’altro mondo e la sua conoscenza sembrano essere legati “all’essere”, a qualcosa che ti porta dentro e svela il mistero dentro…

… ci sono due tipi di conoscenza, e c’è un’assenza di comunicazione, di comprensione, tra questi due regni. C’è una conoscenza dipendente dallo “stato”, che ci mostra cose che non possiamo vedere in uno stato ordinario di coscienza; richiede un’esperienza interiore di una qualità definita.
L’altra conoscenza non ha bisogno di uno stato speciale; è sempre a nostra disposizione, non importa come siamo; essa è presente nella nostra memoria, nei libri, nelle aule e persino nei compu-ter…


… Solo negli ultimi decenni la scienza ha riconosciuto l’importanza della materia, del ricerca-tore, l’osservatore, e ha sottolineato la necessità di comprendere meglio il modo in cui l’osservatore stesso influenza sottilmente gli oggetti dei suoi esperimenti. Diventa quindi importante conoscere il ricercatore, il soggetto, così come l’oggetto di studio, importante per andare verso l’ignoto di en-trambi i mondi, sia quello fuori che dentro, sia il mondo che il campo dell’essere interiore.
E ciò che colpisce è che questa stessa ricerca interiore richiede anche estremo rigore e disciplina. Anch’essa è una scienza; una scienza che si potrebbe chiamare: la “scienza dell’essere” …


… Mi ha colpito l’analogia tra questi processi e quanto si dice sui superconduttori. Sai che quando una corrente elettrica passa attraverso un normale conduttore, come un filo o un cavo, gli elettroni incontrano una resistenza dovuta alle forze di attrito, appare il calore e una grande quantità di energia viene dissipata. Gli elettroni si scontrano con gli atomi di metallo e rimbalzano casual-mente tutt’intorno, proprio come il completo disordine di una rumorosa aula scolastica che esce.


Ma i materiali dei superconduttori lasciano passare l’elettricità con perdite praticamente nulle di energia e, in effetti, gli elettroni sfilano silenziosamente a due a due, come in una cerimonia nuziale.


Questo vale anche per il corpo. Il corpo può trasformarsi in un conduttore di forze che altrimenti non passerebbero né penetrerebbero, o si disperderebbero qua e là, reagendo perché non c’è uno spazio aperto per loro, né la qualità necessaria che permetterebbe loro di passare.
Evocando qui stati superiori di coscienza, grazie ai quali tutto l’essere si apre, le influenze più fini sono lasciate passare, e una trasformazione del corpo inizia con il successivo risveglio dei diversi centri, o chakra.


Sai, non basta cercare il Nirvana, o la liberazione: rimanere isolati da tutte le attrattive e le difficoltà del mondo. C’è una specie di “nirvana” che comporta una completa separazione dal mondo, dove si ascende all’estremo palcoscenico e poi si rimane lì, ma non è un vero nirvana.


La fase più difficile di tutte quindi è quella di scendere; cioè scendere nel mondo e partecipare. E per capirlo, bisogna capirlo nel corpo. La mente può essere eliminata, in un certo senso, anche il sentimento, ma l’ultimo passo più difficile è la discesa e l’incarnazione nel corpo, in modo che la trasformazione possa prendere posto completamente.


E questo porta poi ad uno stato di piena partecipazione alla significatività della vita…
 Estratto dal testo – “Suivi de Voir : une source infinie de liberté intérieure” –


“Essere: è mettere in discussione tutta la propria vita, ma se ci si avventura senza preparazione in questa esperienza, si incontra in se stessi un muro di resistenza, come semplicemente la paura di essere sciocchi, incapaci e così via. Solo ricercatori eccezionalmente motivati si possono assumere il rischio di lasciare spazio alle domande e superare così la sensazione di insicurezza e le sue fantasie.

La maggior parte di noi è così impegnata a fornire risposte semplici che sono così identificate con l’immagine che abbiamo di noi stessi, che abbiamo bisogno di ricevere grandi shock come morte, sofferenza, malattia, profonda frustrazione o “supergratificazione”, per risvegliarci a questa do-manda…


… Inconsciamente si confonde l’individualità con l’ingigantirsi della persona. “Io” esiste quando “individualità” significa esattamente il contrario di questo ingigantirsi della persona.


Noi siamo “dividualità”. Restiamo separati, divisi, ed essere individualità non è essere divisi. Ciò significa che un individuo è un uomo realmente capace di collegare la terra ed il cielo e di lasciar passare dentro di sé le forze della terra e del cielo. Allora sì, acquisirà un potere straordinario che non è il suo, ma che, in un certo qual modo, egli può riflettere.


Ma noi prendiamo l’individualità per qualcosa di personale, in modo possessivo. Per me, sempre di più, il significato di “Io” deriva da questa congiunzione di forze in se stessi. Non è una riduzione delle possibilità. No. Alcune possibilità sono date dall’alto, altre sono date dal basso.
Che altro volete?

Mad.me Jeanne De Salzmann

(1889-1990)

Principale Allieva di G. I. Gurdjieff,

Discendente da un’antica famiglia francese, la sua educazione fu incentrata sulla musica e a diciassette anni andò a studiare in Germania presso l’istituto di Jacques Dalcroze. 

A Tiflis, nel Caucaso, dove si trasferì col marito, aprì una scuola di musica basata sul metodo Dalcroze. Fu lì che, a trent’anni, incontrò Gurdjieff; i de Salzmann si consacrarono al suo insegnamento e vendettero casa e possedimenti pur di seguirlo da Costantino-poli a Berlino, e infine a Fontainebleau, vicino Parigi, nel 1922.


Madame de Salzmann rimase vicino al maestro lavorando al suo fianco con i gruppi degli allievi, fino alla dipartita di Lui. Ebbe un ruolo primario nella trasmissione e nella pratica degli esercizi di danza chiamati “Movimenti”.


Principale allieva, ha ricevuto da G.I. Gurdjieff tutti i diritti sugli scritti e l’incarico di trasmet-tere il suo Insegnamento e la corretta trasmissione dei Movimenti nel mondo, compito che Ella ha portato a termine fino alla sua dipartenza, avvenuta all’età di 101 anni. Fondò i centri di Parigi, New York, Londra e Caracas.)


Opere
 Un cuore senza limiti – Il lavoro di G.I. Gurdjieff con Madame de Salzmann di Ravi Ravindra


 La realtà dell’essere – La quarta via di Gurdjieff – Jeanne de Salzmann – Editrice Astrolabio


dal libro “Un cuore senza limiti”


L’uomo ha una funzione speciale, che altre creature non possono attuare. Egli può servire la terra diventando il ponte per energie superiori. Senza ciò la terra non può vivere adeguatamente. Ma l’uomo, così come è per natura, non è completo. Per attuare questa sua specifica funzione, deve svilupparsi. C’è una parte in lui che non è soddisfatta della sua vita.


Tramite le tradizioni religiose o spirituali, egli può rendersi consapevole di cosa necessita questa sua parte.


La cosa più importante è l’attenzione cosciente – sempre più fine – sempre più forte.


Sono necessari sia lo sforzo sia il lasciar andare. È importante conoscere il punto di transizione. È molto sottile. L’ego fa lo sforzo. Poi deve mollare. Bisogna cercare sempre l’equilibrio.

Non ci sono miracoli, è tutto un gioco di forze.
Il mondo ha bisogno di alcune vibrazioni che vengono prodotte solo quando alcune persone lavorano intenzionalmente.


Le idee da sole non possono cambiare una persona. La vera trasformazione viene realizzata dall’energia superiore che – da sopra la testa – entra nel corpo e agisce su di esso. 

C’è una resistenza, assolutamente legittima. Gradualmente, il corpo riconoscerà che questa trasformazione è un bene anche per lui. Allora coopererà. Bisognerebbe dargli ciò di cui ha bisogno, non necessariamente ciò che vuole.


La cosa più importante è la sofferenza consapevole. Le religioni e le tradizioni hanno escogitato ogni genere di posture e pratiche per la sofferenza. Ma hanno dimenticato il perché.


È importante rendersi conto che tutte le religioni con il passare del tempo hanno perso il contatto con il loro vero significato. Se non si sta attenti, la stessa cosa può avvenire con il Lavoro. A volte viene evidenziata una particolare attività o idea perché è necessario; ma farla diventare un assoluto è perdere il vero significato che vi è dietro.


Tutto il lavoro è sulle energie. Si deve comprendere la relazione delle energie, dentro se stessi e all’esterno nei gruppi. Uno scambio è possibile. Questo è il senso del lavoro. Dovete lavorare spesso durante la giornata, con gli altri e per conto vostro.


Mi rendo conto sempre più che quello che credo di conoscere derivi dal mio pensiero, che non è altro che una proiezione del mio pensiero, fino alle mie sensazioni.


Se il mio io ordinario, l’ego, acconsentisse ad essere il servitore e non il padrone, sarebbe l’asse dei miei sforzi verso la coscienza. Ma questo è impossibile, poiché le mie diverse parti agiscono sepa-ratamente e indipendentemente, senza considerare il resto della mia persona.


Allora, invece di servire, proteggere, aiutare il mio sviluppo, il mio ego, il mio io, si gonfia e blocca la strada.


Chi sono io? Impossibile rispondere.
Non sono il mio corpo; permetto che diventi passivo.


Non sono il mio cervello formatoriale; permetto che anch’esso diventi passivo.
Di fronte a questo interrogativo, non sono queste emozioni egoiste verso me stesso, che diventano anche passive.


Chi sono io? Lasciare andare diventa sempre più profondo. Non mi rilasso ora per ottenere qual-cosa. Mi rilasso per umiltà, perché inizio a vedere che per me stesso non sono nulla e che, in seno a questa umiltà, appare una fiducia, una sorta di fede.
Sono tranquilla e sto bene dove sono, in pace.

Un brano di Jeanne de Salzmann.

“La menzogna vi governa”

“Cercate per un momento di accettare l’idea che non siete quello che credete di essere, che vi stimate troppo, dunque che mentite a voi stessi. Che vi mentite sempre, ogni momento, tutto il giorno, tutta la vita. Che la menzogna vi governa a tal punto da non poterla controllare. Siete preda della menzogna. Mentite in ogni situazione. Le vostre relazioni con gli altri: menzogna. L’educazione che date, le convenzioni: menzogna. Il vostro insegnamento: menzogna. Le vostre teorie, la vostra arte: menzogna. La vostra vita sociale, la vostra vita in famiglia: menzogna. E ciò che pensate di voi stessi: ugualmente menzogna.
Ma non vi soffermate mai su ciò che fate, né su ciò che dite, perché credete in voi. Occorre fermarsi interiormente e osservare. Osservare senza partito preso. Se accettate per un certo tempo questa idea della menzogna, e se osservate in questo modo, pagando con voi stessi, senza pietà, dando tutte le vostre pretese ricchezze per un momento di realtà, forse vedrete improvvisamente ciò che non avete mai visto in voi fino a quel giorno. Vedrete che siete altro da ciò che credete di essere. Vedrete che siete due. Quello che non è ma prende il posto e recita il ruolo dell’altro. E quello che è, ma così debole, così inconsistente, che appena appare, immediatamente sparisce. Non sopporta la menzogna. La più piccola menzogna lo fa svanire. Non lotta, non resiste, è subito sopraffatto. Imparate a guardare fino a che avrete visto la differenza tra le vostre due nature, fino a che non avrete visto la menzogna, l’impostura in voi. Quando avrete visto le vostre due nature, quel giorno in voi sarà nata la verità”.

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